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“L’Apnea”- 47 Poesie

“L’Apnea” è una raccolta di 47 poesie che ho scritto tra il 2010 e l’inizio del 2011. L’inutilità a volte è un pretesto follemente utile. Molte di queste poesie arrivano in ritardo, per ostinazione e diligenza alla terapia, quando ne sono soltanto richiami. A leggerle, a volte, le riconosco appena. Sono uscite e sono già troppo vecchie e insieme troppo acerbe, escono dai cassetti in cui erano state affondate da giorni nuovi e non hanno nessuna pretesa, non vogliono aggiungere o togliere niente che non abbiano già aggiunto o reciso a me stesso. Come una parola ripetuta troppe volte nella testa perde di significato e svuota il mondo, queste poesie hanno svuotato un vecchio mondo nato e cresciuto in una ferita, hanno contribuito quantomeno a non ascoltarne l’insistenza. Mi hanno accompagnato scandendo giorni in cui ho dovuto o voluto trattenere il respiro, li racchiudono tutti. Un’apnea che, se non finisce, insegna a vivere da un respiro differente. Perché non esiste una vera cura, una guarigione certa. E la poesia non può altro che continuare a tentare di curare se stessa”

 

“In questa apnea il respiro viene sospeso e lo sguardo si getta senza fine, al fondo delle cose, vi cade dentro fino a posarsi, vi precipita ed inabissa. Ma poi torna in riemersione ed a fior di pelle o sul pelo d’acqua, sul filo radente delle parole, riporta alla luce i preziosi ritrovamenti del proprio cuore oceanico. Walter Tripi vive in sé una esperienza testimoniale ed iniziatica che appunta dettagliatamente nei versi. Talora ci è imposto dalle leggi della vita di avere una sospensione, di astenerci dal controllo materiale dettato da noi stessi, di far cedere e cadere ogni resistenza emotiva e mentale, il nostro io bellicoso, di placare la nostra ostinata fame di vittoria e semplicemente abbandonarsi e trattenere il fiato; avere clemenza di sé per non morire di asfissia. Questo tempo di benevolenza personale, di piena e caritatevole indulgenza verso noi stessi, ed umana comprensione, è una attesa benefica, di messa in relazione con l’altro che ci dimora, e può essere veramente un tempo nuovo e lieto per le nostre vite.”
(Dalla prefazione di Mattia Leombruno)