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Il Fintocolto e le sagre paesane d’estate

Questo è il tempo dell’anno in cui per le vie fioccano manifesti dai colori sgargianti, tanto che sembra la città intera sia stata scelta come sponsor della Stabilo Boss.
Di fronte a questi manifesti il Fintocolto – che, lo ricordiamo ancora, non è né un insensibile né un superficialotto – un pochino si emoziona. Si emoziona per la linearità appena un pochino odorosa di polvere e circolini fumosi che contrasta sulle peggiori mura della città i milioni di elaborati di quelli che ritiene dodicenni cresciuti solo anagraficamente (e nei baffi), abituati a sfinirsi i bulbi oculari nell’ottenimento di un volantino fashion-destroyer-alcholic-porn-international-yeah di una festicciola con Gin da 4 centesimi a bottiglia e musica che, secondo la schematizzazione fatta a quattro mani da Schopenhauer e Fichte nel 1813, potrebbe serenamente essere classificata come “di merda“.
Si emoziona, il Fintocolto, pensando a quelle griglie sporche, alle file chilometriche di famigliole stanche e rigorosamente dotate di sandali, al ballo liscio che inspiegabilmente continua a unire più persone di qualunque religione al mondo.
Si emoziona a leggere di Bistecca, Salsiccia, Frittura Mista, Ranocchie, Tortelli al sugo di Anatra e Totani e Cinghiale contemporaneamente, Patate Rifritte nell’olio dell’anno precedente.
A tutto questo penserà emozionato ma per un istante soltanto, prima di scegliere quale fantastica t-shirt fashion-destroyer-alcholic-porn-international-yeah da mettersi per quella sera, quando all’una sarà già carico di Gin da 4 centesimi a bottiglia, lontano anni luce da qualsivoglia griglia ma vicinissimo, vicinissimo all’essere meno guardabile del locale. Che però sembra starci.
Tra l’altro, questo succederebbe anche in caso di ballo liscio.