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Il Fintocolto, gli ieri e i laghetti

Il fintocolto ama conservare. Innanzitutto ama conservare tutta quella roba interiore che capita continuamente …

 

Il fintocolto ama conservare. Innanzitutto ama conservare tutta quella roba interiore che capita continuamente: per sempre conserva gioie, vecchie sofferenze, grandi vittorie, pessime figuracce che si perpetuano nel tempo, a tarda notte prima nel sonno o durante un viaggio in autobus (nonostante l’esagerata attenzione da dedicare, in tal contesto, al proprio look da pensatore trasandato e inarrivabile). Nel proprio laghetto artificiale delle magre esperienze, il fintocolto getta con frequenza discontinua secchiate di fatti distorti e certezze a nuvola, che possano piovere di nuovo e allargare il laghetto senza il pericolo che diventi uno stagno, sporco e poco fruibile. In quel laghetto, spesso più ghetto che ma anche più che qua, il fintocolto sa di poter sguazzare con semplicità inaspettata e sa di potervisi abbeverare ogni volta che ritiene di essersi lasciato esageratamente inaridire dalle semplicità fastose dei mai troppo odiati tempi bui del Contemporaneo. Checché si possa pensare, ad ogni modo, in ogni idea di Lago che si rispetti esiste un oggetto dal contenuto fermo, con la stessa acqua persino nella stessa posizione, a molecole stancamente ferme come in un disegno di bambino. Ecco: nonostante il nostro amico conservi cose sempre nuove, resterà in ogni caso statica la gran parte di quella gioia sofferente, vittoriosa figuraccia, da cui bere senza sosta e soprattutto senza possibilità d’estinzione. Trattasi effettivamente di un nuovo tipo di evoluzione – tendenzialmente statica ma almeno riempitiva – a cui guardare con creativissima attenzione.