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Il Fintocolto e la Teoria della Scorciatoia

Il fintocolto non ha pazienza alcuna. Non arriva neanche al ‘tutto e subito’, ha già molte difficoltà a spiegarsi perché non sia stato possibile avere ‘tutto e ancora prima’. Attendere troppo vorrebbe dire tenerci, tenerci vorrebbe dire essersi donati completamente o quasi a un’empatia inaspettata e pragmaticamente inaccettabile, data la consapevolezza che donarsi troppo potrebbe voler dire attendere con felice immobilità, e la relativa consapevolezza che aspettare quel momento sarà un nuovo aspettare e via ancora, per più o meno sempre. Così il fintocolto (che, vorrei ricordarlo, un pochino sensibile lo è davvero) sente l’immortale necessità di fare almeno un milione di cose al micro-secondo, giusto per essere ricordato da se stesso in un eventuale aldilà come tipo in gamba e pieno di passioni, pulsioni, capacità, moltitudini, presenze e cose di questo genere. Arriva dunque a una delle sue migliori creazioni: la Teoria della Scorciatoia, che qui si teorizza ma lui solo pratica. Comprare metodi, pagare miracoli e cibarsene. “Pittore in un’ora”, “body builder in 4 mosse”, “Scrittore in due settimane”, “Scultura Facile”, “Sei segreti per portarti a letto la vicina”. Insomma, il fintocolto ama giocare a esser tutto ma non ha le vite necessarie a esser tutto sul serio, pertanto si alza ogni mattina con il preciso e indistruttibile obiettivo di incastrare cento vite in poche ore, fallendo, e fallendo dipingendo, scrivendo, allenandosi, scolpendo, provandoci. Rigorosamente male. E di nuovo pennello, matita, mezzo peso, scalpello, profumo a secchiate e sorriso facile per quella stramaledetta vicina di casa.